Impigliarsi nel tempo

Giornate tutte tese all’efficienza, alla risoluzione dei problemi.

Si attraversano rapidamente, depennando da una lunga lista le incombenze che ci si è decisi ad affrontare. Non c’è tempo per pensare troppo al “come”: ciò che è rimasto in sospeso smetterà di fluttuare e in qualche modo si compirà. Forse non andrà tutto nel migliore dei modi, ma finirà.

È tempo, questo, che si getta in avanti: speri che sia più veloce, che si consumi. Capita però, nello slancio, di restare impigliati, di trattenersi a osservare, un po’ stupiti, qualcosa che non ci si sarebbe aspettati: piccoli segni, che risvegliano ricordi sopiti, paiono congiurare contro la tua risolutezza.

Nei giorni in cui dovresti avere un approccio alla vita da “centro commerciale”, con un bel “trovo tutto qui e mi sbrigo prima”, resti invischiata in certi quartieri di città, sulle cui strade si affacciano ancora tanti piccoli negozi, ciascuno con il proprio profumo, pane, carta, tessuti, e non l’odore indefinibile del “tutto” dentro i frigoriferi o gli involucri di plastica.

Incontri signori e signore belli d’argento, che sbrigano le loro commissioni con calma e cura per ogni piccolo dettaglio, dalla maturazione dei fichi d’india alla fantasia che decora una maglia per la mezza stagione. Tu vai di fretta, si, ma quei brandelli di conversazione riescono comunque a catapultarti in vite che hanno un ritmo diverso, in cui i colori e sapori sono vividi e preziosi. Sono le vite dei nonni, in paese, e tu sei tornata bambina.

Nei giorni in cui dovresti buttar via e fare spazio, ti passano per le mani libri di cui non ricordavi l’esistenza, lettere di amici e amori, pagine dattiloscritte strabordanti di idee, alcune terribili, altre sorprendenti. Ti devi sbrigare, devi essere decisa, ma ogni parola ti riporta a qualcuno che non riconosci e che, per certi aspetti, vorresti ritrovare: non c’era tempo da consumare, allora, ma da utilizzare al meglio possibile, per fare qualcosa di bello, o forse solo immaginarlo.

Non ti fermi, in quelle giornate, ma i pensieri si fanno densi. Già sai che, appena potrai, passeggerai piano in quel quartiere di città strabordante di piccoli negozi, siederai in una caffetteria e tornerai indietro, tutta presa a ricordare di vecchi libri, amori, nonni e di quello che eri… e che forse sei ancora, da qualche parte.

Buona domenica.

7 commenti Aggiungi il tuo

  1. Luca ha detto:

    Complimenti, Lorella, molto bello! 🙂 Ti auguro una piacevole serata. 😉

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Ti ringrazio Luca! Pensieri dopo settimane piuttosto impegnative, piene di ricordi. Buona serata anche a te 🙂

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  2. phileasfogg2020 ha detto:

    Crescere in un piccolo paese senza supermercato mi ha abituato a vivere la spesa come un momento di socialità, un’occasione per incontrare gente, venire a sapere le novità, avere compagnia. Più negozi giri più diventa piacevole 🙂

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Anch’io da bambina ho vissuto in un paese e so cosa significa girare per botteghe… mi piace quando riesco a provare quella sensazione anche in città, in certi quartieri in cui resistono i piccoli negozi. Spesso si vedono gli abitanti “storici” della zona fare le loro commissioni… mi riporta indietro nel tempo ☺️

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      1. phileasfogg2020 ha detto:

        In fondo la città è un grande paese… finché si riesce a respirare un po’ quell’atmosfera rimane un luogo umano

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      2. Lorella_Co ha detto:

        Direi che alcuni quartieri, più di altri, riescono a mantenere quel senso di “comunità”. Un aspetto interessante è che spesso si tratta di quartieri abitati da una popolazione anziana “storica”, diciamo così, con innesti multietnici, famiglie “giovani”, che creano una bellissima commistione.

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      3. phileasfogg2020 ha detto:

        è vero, quanto riescono a convivere queste componententi, innestandosi una nell’altra, si crea un contesto umano davvero ammirevole. D’altra parte, senza l’arrivo di nuove famiglie, anche di provenienza multietnica, un quartiere morirebbe

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