Vi presento Lorena Diodati

A partire da oggi la storia di Lorena arriva in libreria.

Voglio raccontarvi qualcosa di lei, una protagonista all’apparenza fragile, inerme, che deve lottare per riappropriarsi del proprio passato. Mi sono divertita a scriverla, a svelare il suo vero carattere, la sua natura, con tutte le implicazioni che comporta. Ho avuto l’opportunità di collaborare con un grande sceneggiatore del fumetto italiano, Bepi Vigna, per sviluppare la trama che vede Lorena acquisire, pagina dopo pagina, consapevolezza delle proprie capacità, del proprio “potere”, di donna e di wurdalak.

Lorena, infatti, appartiene a una stirpe di creature antiche e temute, di cui si narra nelle leggende e nei racconti popolari, nei romanzi e nei film, ma come tante donne “normali”, deve lottare per far sentire la propria voce, per liberarsi dalle regole di una vita che le è stata imposta… per trasformare una condizione di svantaggio in un’opportunità.

Le donne. È stato davvero stimolante scrivere di loro, di Lorena, certo, ma anche di Eloisa, che vorrebbe diventare un’affermata reporter, e della piccola Emma, una ragazzina dolce e determinata, che crede nella forza dell’amicizia.

Potrei anche raccontarvi qualcosa di Gabriel Polidori o del Commissario Angiolieri… o magari della Dottoressa Kleber o di Padre Albini… ma così vi svelerei decisamente troppo.

Vi invito, invece, a leggere “La stirpe dei wurdalak” (Arkadia Editore), in libreria da oggi, e vi lascio qui l’incipit. Il viaggio di Lorena è appena cominciato, ringrazio di cuore chi vorrà farne parte.

***

“La benna della pala meccanica assestò l’ultimo colpo al porticato della vecchia canonica, un edificio che aveva più di cento anni. La tettoia venne giù, trascinando con sé l’ultimo residuo del muro rimasto in piedi.
A Rocca di Saterna il terremoto aveva fatto crollare quasi ogni edificio; gli unici rimasti in piedi erano proprio quelli più antichi, nella parte vecchia del borgo, ma per la maggior parte erano pericolanti e dovevano essere abbattuti.
La squadra di operai era al lavoro da due giorni, praticamente senza sosta. Il bulldozer entrò in azione prima ancora che la nuvola di polvere si posasse del tutto, ma l’autista fermò il mezzo quasi subito e si sporse fuori dall’abitacolo, imprecando e facendo gesto di fermarsi agli altri operai.

«Non andate avanti! Fate attenzione!»

Il walkie-talkie dentro la cabina del cingolato iniziò a gracchiare.

«Che diavolo succede?», urlò la voce dell’ingegnere responsabile delle demolizioni.

«Dobbiamo fermarci! Mi pare che là in mezzo la terra stia cedendo.»

L’autista uscì dal mezzo e percorse una decina di metri, avvicinandosi fino a dove la terra presentava un avvallamento: sembrava che una piccola voragine si stesse aprendo proprio al centro di quella
che doveva essere una vecchia cucina. «C’è un locale là sotto», gridò indicando in basso.

«Stai indietro», ordinò l’ingegnere, raggiungendolo con passo spedito, «fai vedere a me.» Si inginocchiò e osservò attentamente: si vedevano delle travi di legno sotto le mattonelle del vecchio impiantito e, più in basso, uno scantinato angusto, ricavato a ridosso di uno dei muri portanti. C’era anche una porta in ferro, che doveva dare accesso a un altro locale, più o meno in corrispondenza dell’ala crollata.
Sul lato destro alcuni gradini di legno, oramai completamente marci, risalivano per poco più di un metro la parete interrata; erano tutto ciò che restava di una scala che conduceva sotto la casa. Doveva esserciuna botola da qualche parte, forse vicino a una delle pareti in fondo, le uniche ancora rimaste in piedi, oppure subito dietro, sotto le macerie del tetto.

«Probabilmente era la cantina della casa», disse l’ingegnere, risollevandosi e pulendosi i pantaloni con le mani.

«E ora noi che facciamo?», chiese l’autista del bulldozer.

«Intanto voglio abbattere quel che resta del solaio e scendere giù a dare un’occhiata… magari troviamo qualche bottiglia di vino ben invecchiato», disse, pensando di fare una battuta spiritosa.

Un mezzo meccanico, con un martello demolitore montato sul braccio snodato, venne fatto avanzare sui detriti fino a qualche metro dall’apertura, per sfondare un’ampia porzione del pavimento residuo. Poi venne portata una scala e due uomini si calarono nel fosso.
La porta in ferro era ridotta oramai a un unico ammasso di ruggine, ma ci vollero parecchi colpi di piccone per scardinarla. Quando venne abbattuta, dall’interno della stanza uscì un disgustoso tanfo di chiuso e di erba in decomposizione.

«Sembra di entrare nella tomba di Tutankhamon», ironizzò il più giovane dei due operai.

«Non so bene chi sia il tizio di cui parli, ma hai ragione», fece l’altro illuminando l’interno della camera con la torcia. «Questo posto non è molto più grande di una dannata tomba.»

Il locale misurava pochi metri quadrati. Il fascio di luce mostrava un soffitto basso e delle pareti spoglie che trasudavano umidità. Quando la torcia si abbassò verso il pavimento e illuminò sulla sinistra, i due videro qualcosa: pareva un involto lungo poco più di un metro e mezzo.

«Che diavolo è quella roba?» L’uomo più anziano avanzò di qualche passo per guardare meglio.
Dapprima gli sembrò di scorgere un manichino, ma si rese subito conto che si sbagliava e si ritrasse di scatto.

«Che mi venga un colpo!», gridò. «È un cadavere!»

«Che cosa dici?», fece il collega, strappandogli di mano la torcia.

Indirizzò di nuovo la luce e guardò meglio: disteso sul pavimento c’era il corpo di una donna!”

13 commenti Aggiungi il tuo

  1. Speranza ha detto:

    Intrigante. Chi sarà quella povera donna?

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    1. Lorella_Co ha detto:

      È un bel mistero! 😉 Grazie Speranza!

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  2. wwayne ha detto:

    Sono così orgoglioso di te, amica mia. E sono orgoglioso anche di aver intuito il tuo talento per la scrittura molto prima di una casa editrice (e infatti leggo e commento regolarmente i tuoi post da tempo immemore).

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Ti ringrazio di cuore! Soprattutto per il sostegno di lunga data, preziosissimo!

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  3. wwayne ha detto:

    P.S.: Il nome Bepi Vigna mi era familiare. Per capire con precisione chi era l’ho cercato su Google, e ho capito perché ero sicuro di averlo già sentito: ha creato nientepopodimeno che Nathan Never, uno dei fumetti più belli che siano mai stati pubblicati in Italia. E detto da me che detesto la fantascienza vale doppio.

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  4. marisasalabelle ha detto:

    Congratulazioni alla mia “gemella” e auguri per la nuovissima creatura! ❤

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Grazie Marisa, non sai quanto sia contenta di questa “coincidenza” di pubblicazione che unisce “La scrittrice obesa” a Lorena. Ricambio gli auguri: sto leggendo in super-anteprima il tuo libro e scopro che c’è anche una “Lorella”. Non vedo l’ora di finirlo!

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      1. marisasalabelle ha detto:

        Già… la mia comprimaria si chiama come te! Giuro che non l’ho fatto apposta! Grazie per la lettura e non vedo l’ora di conoscere il tuo giudizio!

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  5. Claudio Capriolo ha detto:

    Leggendo i nomi dei personaggi si intuisce una profonda conoscenza della materia 🙂
    Un mio collega, altrettanto appassionato, ha pubblicato alcuni saggi. Si chiama Franco Pezzini: conosci?
    Complimenti e in bocca al lupo.

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Grazie Claudio! Si, per i nomi dei personaggi ci siamo divertiti a giocare con la tradizione letteraria e cinematografica legata a queste leggendarie creature. Franco Pezzini è per caso autore di un saggio sulle “vampire”? Ah, come si dice in questi casi: viva il lupo!

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      1. Claudio Capriolo ha detto:

        Sì, Franco ha fra l’altro pubblicato un saggio intitolato Cercando Carmilla (sicuramente conosci la vampira di Sheridan LeFanu). Si occupa non solo di letteratura fantastica ma anche di cinema, ha scritto un libro formidabile su Peter Cushing e Christopher Lee. Franco Pezzini è straordinario, di lui si fa prima a dire le cose che *non* sa 😉

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      2. Lorella_Co ha detto:

        Che meraviglia, cercherò sia il saggio su Carmilla (tempo fa ho curato un reading in cui si leggevano alcuni stralci dell’opera, a cui facevano da sfondo le illustrazioni di Carmilla di Ana Juan, bellissime) che il libro su P. Cushing e C. Lee! Grazie della segnalazione!

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