Bloomsday

Ricorre oggi il Bloomsday: il 16 giugno del 1904 l’ebreo irlandese Leopold Bloom compie la sua personale Odissea fra le strade di Dublino. 119 anni fa, dalle 8 del mattino alle 2 di notte, 18 ore dense di incontri, significati, parole, in cui l’epopea del multiforme Odisseo si fa pantomima.

Ho odiato “Ulysses” di James Joyce, mentre lo studiavo tenendo vicina la “Guida alla lettura” che accompagnava il sacro tomo, e non posso dire di essermici riappacificata, ma più passa il tempo, più mi capita di pensare ad alcuni “passaggi”, ad alcune tappe; allora mi avvicino alla libreria e, un po’ stupita di me stessa, sfoglio il libro alla ricerca di quel punto, di quell’audacia che tanto mi infastidiva. Per molti anni non ho fatto caso al Bloomsday, ora, invece, l’idea che a Dublino e a Trieste, ma non solo, si cammini, si leggano pagine e si beva… è quasi consolante, non so perché. Mi pare una ricorrenza che nutre l’anima, so che suona antiquato, forse un po’ patetico, ma un tale potere della letteratura è commovente, soprattutto di questi tempi.

Per farla breve, tra poco sarà mezzanotte. Dove si trova, Leopold Bloom, a quest’ora?

Povera me,  è una delle tappe più allucinate, al bordello di Bella Cohen: sventa gli inganni di Circe, Odisseo, Leopold si inoltra insieme a Stephen e Lynch in Mabbot Street e, all’angolo di Mecklenburg Street, entra in un mondo sospeso, tra realtà e visioni spaventose, appiccicose. Una fantasmagoria fastidiosa, forse tra le più fastidiose del viaggio, di cui è difficile liberarsi, così ricca di citazioni e reminiscenze letterarie da creare capogiri, soffocante per la volontà esibita e forzata di fare il punto, riassumere, sottolineare, prima del nostos, del ritorno a casa, che attende Leopold molte pagine più avanti. Intanto, però, c’è il bordello. Non sarà facile uscirne, toccherà farci i conti.

Forse, solo così si può affrontare quest’odissea, come un gioco. Aprendo le pagine a caso o scegliendo di leggere il capitolo che corrisponde all’ora che si sta vivendo. Una specie di “I Ching” con cui interpretare la realtà… e io sono capitata nel bordello di Bella Cohen.

Spaventa un po’, ma, in fondo, mi fa anche molto ridere questa faccenda. Sguaitamente. Almeno  sto per tornare a casa e chissà come andrà.

Se vi va, oggi è il giorno giusto per giocare a questo grande, eterno gioco.

Leopold Bloom. Disegno di James Joyce.

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