Lo scippo

Nella prima nottata d’autunno Cagliari è stata flagellata da un forte acquazzone con annessa tempesta di fulmini. L’ indomani la città era punteggiata di pozzanghere, ogni pendenza, ogni dislivello del terreno aveva accolto un piccolo mondo di acqua sporca e fanghiglia destinata a schizzare su gonne e pantaloni, indossati da persone distratte e frettolose. Che gioia, invece, per bambini e cani! Un’occasione fantastica per saggiare le proprie doti atletiche o, magari, per fare qualche dispettuccio a lungo meditato: che senso di libertà, in quel piccolo mondo parallelo salterino e scodinzolante!

Tuttavia, attraversando un parco cittadino nel pomeriggio del secondo giorno d’autunno, qualche dubbio sulla libertà mi è venuto.

Ci sono un po’ di mamme e qualche papà, che scambiano chiacchiere vaghe mentre i loro figli giocano tra le piccole pozze d’acqua sul prato. C’è una bambina che guarda suo fratello saltare, correre e urlare sguaiatamente con amiche e amici, un gruppetto inzaccherato e fastidioso, che però si sta divertendo un mondo. La bambina vorrebbe raggiungerli, buttarsi nella mischia, ma esita. Fa qualche passo verso la massa turbolenta, poi torna indietro, da sua madre, che un po’ spazientita la esorta: “Se vuoi andare vai, ma poi non lamentarti se ti spingono e cadi, eh? O se ti fai male alle ginocchia!”. La bambina pare sempre più incerta, muove ancora qualche passo verso urla e schizzi di fango, mentre sua madre la rimbrotta: “E cerca di non sporcarti!”, il tutto mentre il figlio maschio, a occhio e croce più piccolo della bambina di almeno due o tre anni, sta praticamente evocando delle divinità ctonie, per quanto si agita e strilla, facendo avanti e indietro sulle gambette che non tradiscono la minima esitazione.

Eccolo lo scippo, mi sono detta. Sta accadendo ancora.

Recentemente mi è capitato di rivedere dopo tanti anni un film di Ridley Scott, “L’Albatross – Oltre la tempesta” (White Squall): si racconta del brigantino Albatross, una sorta di nave scuola per giovani uomini, alcuni ricchi e viziati, gestita con pugno di ferro dal comandante Sheldon (Jeff Bridges); avventura per mare e dramma -il film è tratto da una storia vera- per un coming of age comunque invidiabile, in cui il superamento della prova coincide con la presa di consapevolezza della propria forza, della capacità di affrontare la vita in tutti i suoi accidenti e di maturare delle decisioni autonome e perfino contrarie a quelle dei propri genitori. Il film si svolge nei primi anni ‘60 e di donne non c’è granché traccia: sul brigantino viaggia anche la moglie di Sheldon, che ovviamente bilancia la durezza del marito con sguardi amorevoli a profusione ed è talvolta portatrice di dissenso, seppur tacito, verso i suoi metodi, per il resto le donne sono un oggetto misterioso, graziose porcellane, a cui rubare un bacio nei rari momenti in cui non si è impegnati a imparare a vivere.

Lo scippo. Si ha un bel dire, ora, che le tante -davvero così tante?- donne protagoniste di libri e film degli ultimi anni  siano una “forzatura”. Alle ragazze hanno rubato troppo: lo spirito d’avventura e l’incoscienza bella della libertà. La prova, “the quest”, l’impresa dei paladini. Non quella di entrare in un vestito di tulle o in un paio di scarpe con i tacchi, ma quella di governare una nave durante una tempesta, di farlo, magari, con un gruppo di compagni e compagne con cui condividere l’esperienza e confrontarsi. Anni e anni e anni e anni di narrazioni sbagliate, per cui una bambina, nel 2023, deve ancora stare attenta a non sporcarsi quando gioca, con il pensiero che se per caso si farà male, non dovrà lamentarsi troppo perché… se la sarà andata a cercare, no? Mentre suo fratello, minore oltretutto, sguazza nella melma, ci si diverte, senza vergogna o preoccupazioni.

Non ci sono stati molti brigantini su cui mettersi alla prova, per le ragazze. Poco mare, su cui navigare. Certo, altre dure prove, per carità. Stratagemmi da trovare, strategie silenziose da mettere in pratica, ma non quel genere d’avventura, quella che da bambina, per intenderci, mi faceva stare incollata a libri e film con protagonisti maschi, che poco si preoccupavano di acconciature e vestiti, ma anzi, erano i personaggi principali della loro vita, non comprimari a sostegno delle vite di altri, e poi, vuoi mettere, salvavano eroicamente la situazione, trovavano il tesoro e soprattutto… quanto si divertivano!

E, vuoi mettere, invece, la delusione, alla scoperta che quel genere di avventura non è per te?

Sta cambiando, si, ma lo scippo è ancora in atto, è subdolo. Perché le bambine e le ragazze sono sempre preoccupate di sbagliare qualcosa, di pagare le conseguenze della propria libertà. Servono storie migliori, serve un immaginario diverso in cui proiettare i propri sogni… che “qualcuno” lo percepisca come una “forzatura”, onestamente, poco importa. Rey Skywalker, Ariel con la pelle ambrata… se ne faranno una ragione, forse.

Forse no, ma le bambine saranno troppo impegnate a saltare sulle pozzanghere, per preoccuparsene.

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