Quella domenica mattina Eleonora faticò ad arrivare alla scrivania.
Sedette alla postazione di lavoro, sistemò il thermos colmo di English Breakfast Tea accanto al computer e sospirò.
Le ci volle qualche minuto per aprire il portatile; anche se era consapevole di essere in ritardo con la sceneggiatura che avrebbe dovuto scrivere, decise di affrontare la faccenda con un’impertinenza che di solito non le apparteneva.
“Non vedo perché dovrei farmi prendere dall’ansia” pensò, “Peggio per i grandi capi, che mettono sempre gli sfigatissimi sceneggiatori precari a lavorare nel fine settimana!”.
Scorse il promemoria che le era stato inviato dal caporedattore Mesto ed ebbe l’amara conferma che, anche quel giorno, non avrebbe dovuto scrivere niente di particolarmente emozionante. Proprio come lei, i personaggi che le erano stati assegnati si sarebbero trascinati con le loro insulse storie nell’arco di una sonnolenta domenica primaverile: figuriamoci, perfino il meteo avrebbe impedito a Eleonora di movimentare la situazione, visto che il promemoria si raccomandava che il sole facesse tristemente capolino tra imponenti nuvole grigie in tutte le scene che doveva scrivere. Si versò una tazza di tè, chiedendosi come avrebbe fatto a portare a termine il lavoro senza morire di noia: a lei sarebbe piaciuto raccontare di una grande festa, per esempio, o magari di un concerto… ma quello degli Skunk Anansie, in cui avrebbe voluto catapultare i suoi personaggi appena qualche giorno prima, era stato assegnato al “cocco” del caporedattore, Eustachio, che al contrario di lei consegnava le sceneggiature con una puntualità inquietante.
All’improvviso -e quasi certamente per merito del tè nero- Eleonora ebbe un’illuminazione: forse avrebbe potuto rimediare con lo sport! Almeno quello di buono c’era, nel raccontare le domeniche, spesso quei giorni lenti e malinconici si potevano rendere più interessanti attraverso delle grandi sfide sportive, a cui i personaggi si appassionavano facilmente! Si affrettò a scorrere gli episodi precedenti della storia: Campionato di Calcio finito, Coppa dei Campioni assegnata appena la sera prima… c’era poco o niente a cui appigliarsi.
Proprio mentre stava per rassegnarsi a scrivere una serie di banalità, con i suoi protagonisti presi dalla passione durante la preparazione di una crostata ai mirtilli -se le previsioni del tempo erano nefaste, sesso e crostate funzionavano sempre bene-, le balzarono agli occhi alcuni appunti ordinatamente compilati dal virtuoso Eustachio: a fare da sfondo a quella giornata, c’erano la finale dei Mondiali di Calcio Under 20 e alcune partite decisive per la promozione o la permanenza in Serie A dei contendenti, ma la sceneggiatura non avrebbe dovuto soffermarcisi troppo, perché quella doveva essere una domenica tranquilla e tutto si sarebbe dovuto concludere con l’esito più scontato, senza particolari sorprese.
Per un attimo Eleonora pensò di riscrivere la finale del Mondiale, a cui uno dei suoi personaggi si era appassionato, e di ribaltare il risultato già deciso dal caporedattore Mesto all’inizio del torneo e puntigliosamente descritto da Eustachio nelle note, ma poi decise di intervenire sull’esito di un’altra partita, ovvero, lo spareggio per la Seria A. Era stato deciso che la promozione sarebbe stata assegnata alla squadra che giocava in casa dopo una partita combattuta, ma senza goal; Eustachio aveva sottolineato per ben due volte quelle disposizioni e fu quella doppia riga a infiammare un moto di ribellione creativa in Eleonora. Si guardò intorno: era sola nella grande redazione dalle pareti bianche, che durante la settimana pullulava di sceneggiatori, e quella solitudine le diede coraggio, la fece sentire libera di cominciare a scrivere una nuova storia.
Raccontò la partita così come aveva annotato il solerte Eustachio, fino al novantesimo; poi però, dopo una sostituzione che pareva l’ultima, disperata mossa dell’allenatore, fece segnare la squadra in trasferta nei minuti di recupero, ribaltando il risultato stabilito dal caporedattore Mesto e regalando la Serie A chi era destinato a vedersela fuggire.
Che colpo di scena, che emozione! E che gioia sarebbe esplosa, nella città della squadra che avrebbe vinto! Di certo i personaggi di Eleonora avrebbero mollato la crostata ai mirtilli e sarebbero scesi in piazza a ballare e cantare, come in quella grande festa o in quel concerto che avrebbe voluto raccontare giorni addietro e che invece le era stato negato. Sapeva che avrebbe ricevuto una nota di demerito per la sua disobbedienza, forse sarebbe stata perfino licenziata; già le pareva di vedere il caporedattore Mesto che scuoteva la testa, poteva quasi sentirlo, mentre la rimproverava, facendole notare che, si, i vincitori che lei aveva scelto di incoronare quella sera sarebbero stati presi da un delirio di gioia e onnipotenza difficile da dimenticare, che i suoi personaggi avrebbero avuto una scarica di adrenalina incontenibile, ma d’altra parte ci sarebbero stati comunque gli sconfitti, tristi, delusi, amareggiati. Eustachio avrebbe annuito, suggerendo che era stato un comportamento scorretto da parte di Eleonora: più che delle pagine di vita vera, sembrava che la sceneggiatrice precaria avesse scritto una piccola epopea avventurosa, in cui i desideri più folli erano stati soddisfatti, contrariamente a quanto di solito avveniva nella realtà. E in redazione, la realtà era una faccenda decisa da Mesto, nessuno avrebbe dovuto dimenticarlo.
Scrisse la sceneggiatura in meno di un’ora e la inviò al sistema: niente, ormai, avrebbe potuto impedirne la pubblicazione. Mentre assaporava gli ultimi sorsi di tè, Eleonora ebbe, per la prima volta da quando aveva iniziato a scrivere, la sensazione di essere una vera sceneggiatrice, capace di plasmare storie e destini: era vero, tra qualche ora, a causa sua, qualcuno avrebbe patito una grande delusione, ma la vita vera, quella senza goal nei minuti di recupero, sarebbe stata sconfitta.
Intessuta di speranza, così doveva essere la sceneggiatura perfetta.

Illustrazione di Nicole Schulz.