Pezzi di città

Finalmente ci siamo riappropriati delle nostre città.

Lo abbiamo sentito ripetere tante volte, dopo le lunghe settimane di lockdown, a sottolineare il ritorno alla normalità, all’occupazione e condivisione, pur controllata, degli spazi urbani.

Le città, però, sono organismi multiformi, spesso hanno un nucleo che invecchia, tentando di restare poeticamente uguale a se stesso, e dei confini instabili, inglobanti, con architetture inattese colorate dai segni dei writers.

Si fa presto, dunque, a dire “questa è la mia città!”: “lei” si conquista e si perde pezzo dopo pezzo, nel tempo.

Di alcuni suoi quartieri si finisce col conoscere solo il nome, non si potrebbe mai comprenderne la vera anima, schietta come un dialetto;  altri si attraversano di corsa, distrattamente,  sono la scenografia dei viaggi quotidiani verso le zone sicure, in cui ci si muove tra volti familiari e, talvolta, si soffoca tra le solide mura dell’abitudine.

Di certo, nel passato, si sono posseduti alcuni pezzi di città, ma non sempre è piacevole ricordare quei percorsi e le voci che li hanno accompagnati, perché a intraprenderli era una persona diversa; un’altra ancora, invece, potrebbe di tanto in tanto tornare a sedersi su quella vecchia panchina e sorridere nel vedersi camminare sul marciapiede a passo svelto per andare chissà dove, a scuola magari o a pattinare sulle piste all’ombra dello stadio cittadino.

Talvolta i pezzi di città si conquistano inaspettatamente,  a regalarli può essere un nuovo lavoro o una casa  che non si sarebbe mai pensato di riuscire a trovare proprio lì: c’è quel momento meraviglioso, non saprei dire quanto duri, in cui ci si sente quasi un turista e si scoprono piano piano stradine e scorciatoie, si sbircia oltre i cancelli, si provano tutti i piccoli caffè e infine si sceglie il proprio, quello da cui si osserverà il quartiere muoversi al ritmo dei suoi abitanti e, espresso dopo espresso, ci si trasformerà in uno di loro.

Gli incontri inattesi, d’amore e d’amicizia, regalano i pezzi di città più sfuggenti. Ci si perde a immaginare quanto sarà forte il legame che, fra tante persone, vi ha fatti riconoscere l’una nell’altro, ma è difficile ipotizzare per quanto tempo ci si tratterrà in quel giardino ben curato, pieno di sorprese perché appena scoperto.  Arriverà la mattina in cui lo sguardo, oltre la finestra del nuovo amico e amore, tra i contorni dei palazzi circostanti, si aprirà sul mare:  si avrà la sensazione di aver fatto un viaggio irripetibile,  di essere piombati nel pezzo di città di qualcun altro e di riuscire a vederlo con i suoi occhi. Almeno per un po’ di tempo.

Spesso,  nel frastuono della città, tra la gente indaffarata di cui è impossibile incontrare lo sguardo, mentre respiro lo smog o evito i bidoni della raccolta differenziata, desidero scappare via, conquistare silenzio, natura, alberi, montagne, l’ineluttabilità di ciò che il tempo scalfisce con lentezza. Ma so che, ad un certo punto, si insinuerà in me il desiderio di “tuffarmi in un gomitolo di strade”, così scriveva Giuseppe Ungaretti, di incrociare degli sconosciuti, di sentire la vita sporca e brulicante tutto intorno, che prova a dominare il tempo in corsa, povera illusa, mentre io aggiungo un pezzo nuovo al grande rompicapo della mia città.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. phileasfogg2020 ha detto:

    è vero: a un certo punto non sappiamo più qual è la nostra città. C’è quella in cui siamo nati, quelle in cui abbiamo studiato o lavorato, ma anche quelle dove ci siamo sentiti così bene durante un viaggio…

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    1. Lorella_Co ha detto:

      Tante città in luoghi diversi, ma anche una dentro l’altra. Mi affascina poi che siano così mutevoli e che magari assecondino i cambiamenti delle nostre vite.

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      1. phileasfogg2020 ha detto:

        Eh sì, una città per essere viva deve mutare continuamente, pur mantenendo la propria idenità. E questo cambiamento è determinato da chi la vive

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